Da vari giorni sento pareri contrastanti su Montaigner, biologo che ha ricevuto il premio Nobel, noto per la sua grande scoperta e per affermazioni controverse su questioni che non erano esattamente al centro delle sue ricerche.
Vorrei sfatare il mito del Nobel onniscente, appunto perché ne ho conosciuto uno.
Un Nobel, come molte persone brillanti nel mondo della ricerca, ha qualche idea favolosa, qualche buona e molte idee deludenti da cui, pur mettendoci fior di persone brillanti a lavorarci sopra, non uscirà nulla di nulla. Per fortuna un Nobel dispone di tante risorse in termini di manodopera nel mondo della ricerca, per cui fior di giovani talenti e meno giovani vengono impiegati per fare uscire il meglio da quei germogli di idea. Alcune volte quelle idee sono diamanti grezzi: si otterranno risultati favolosi e il Nobel verrà giustamente incensato, spesso molto meno i suoi collaboratori che hanno fatto uscire allo scoperto il diamante. Spesso le idee non erano così roboanti, alcune volte sono strade non viabili. Se va bene i collaboratori riescono a stracciare varie pubblicazioni insieme al Nobel, molte meritatissime ma alcune stiracchiate su idee non luminose ma con le citazioni giuste. Nel peggior caso le giovani risorse si disperano, vanno altrove in diversi gruppi di ricerca, partono lontano, si mettono a lavorare per l’industria o come insegnanti. Come biasimarli, anche se hanno investito tanto del loro tempo e ingegno talvolta un’idea di cacca ha solo la funzione di concime: si disperano e prima o poi, davanti a tanta inutilità, mollano.
Ma voi direte: comunque le pubblicazioni scientifiche hanno una revisione fatta da pari, se un’idea non porta a nulla non dovrebbe essere degna di pubblicazione e viceversa le idee brillanti dovrebbero risalire il flusso ed emergere anche se non hanno un padrino d’eccezione. Non è sempre così.
Ci sono tesi di dottorato in cui i membri della commissione, in primo luogo, controllano se i propri lavori sono stati cospicuamente citati prima di dare un avallo ai contenuti della tesi. A certi livelli ciò che conta in misura non trascurabile il traffico di influenze costituito dalla citazione dei propri lavori di ricerca, uno degli indicatori della metrica di successo di un ricercatore. Ci sono comunità fondate sul dogma di un professorone e chiunque cerchi di pubblicare al di fuori dal coro deve blindare il proprio lavoro con padrini autorevoli per non essere cestinato.
Ci sono narcisi che si innamorano delle proprie formule che hanno scritto per creare un modello di un comportamento che vedono in una collezione di misure e poi negli anni le dogmatizzano per credere che la realtà è costituita da quelle formule e tutto ciò che non è preso in conto non è dato dall’incompleta rappresentazione della realtà, ma da un colpevole errore di misura o di implementazione fatto dai propri sottoposti. Per fortuna il mondo è pieno di gruppi di lavoro e si può sempre scegliere di mettere le cose in una valigia e cercare qualcosa che premi le proprie capacità altrove.
Insomma un Nobel è una persona che ha dimostrato fiuto, genialità costanza o l’esistenza di ottimi collaboratori in una nicchia strettissima della scienza. Da qui a confermare l’attendibilità di ogni loro affermazione anche al di fuori del proprio tema di ricerca ce ne passa, oh se ce ne passa!