Curiosamente ogni fine d’anno funziona perfettamente come cesura fra un tempo e un altro: si passano in rassegna i propri sogni come soldatini, si vede quelli che son diventati stretti, o si son sporcati, o son diventati lontani e impossibili.
Il filtro si basa sempre su quello che sei riuscito a ottenere nell’anno. Temevo fosse un anno perso, visto tutto quello che avevo investito senza ricevere abbastanza riscontri, o risultati. Eppure, tre giorni prima della fine dell’anno, quando già disperavo in una pozza di sogni inconsistenti, qualche risultato si è fatto vedere. Ed è un germoglio di risultato, da coltivare e far fiorire pazientemente, va dunque dato spazio al germoglio, ossigeno, aria buona, acqua e nutrienti.
Per cui si da una potata ai sogni irrealizzabili per mettere qualche speranza concreta. Un po’ mi è costato, tagliare un sogno che pensavo fosse viabile, perché ci ho creduto a lungo, ma tra le persone che dovevano concorrere a realizzarlo c’era una persona tossica con cui, solo ad averci a che fare, sentivo lo stomaco che mi si stringeva come un pugno.
Perché alla fine, quando non basta l’intelletto, ti affidi allo stomaco e all’intestino per scegliere. E poi non voglio andare contro il mio corpo per le scelte importanti. Il corpo è bravo a boicottare le scelte che non condivide.
Continuo la mia vita riscoprendo me stessa e le mie possibilità. Sento di avere iniziato un percorso, ma per vedere crescere alti i frutti del mio lavoro dovrò sapere aspettare anni, come un coltivatore di bambù.
C’è sempre una strada nuova da percorrere, anche a cinquant’anni.
Buona strada a tutti voi.