Tanto ma tanto tempo fa, prima dell’Era del Telefonino Diffuso, quando le cabine telefoniche spuntavano come funghi nel paesaggio urbano e uno poteva sparire anche un paio d’ore senza che tutti si affannassero a telefonare a ripetizione, Soleil Atena e Smyrne studiavano assieme nei grandi tavoli della Biblioteca dell’Università. O meglio, ognuna studiava le sue cose e abbandonava il tavolo per seguire certe lezioni, certa di rientrare più tardi e trovare le altre che mantenevano l’avamposto.
C’erano anche vari compagni di scialuppa che si alternavano al loro tavolo, zattera nel mare di corsi e impegni vari, ma di costoro parleremo un’altra volta.
Atena delle tre era la più artistica e modaiola,e aveva orientato il piano di studi in modo tale da avere un buon misto tra elaborati da presentare, letteratura di settore e comunicazione, cocktail in cui sguazzava alla grande. Soleil era agli antipodi come visione del mondo nei suoi anni da idealista psicorigida, uscita dalla sbornia letteraria del liceo aveva deciso di buttarsi su qualcosa di difficilmente opinabile o soggetto a mode o scuole di interpretazione, pertanto le equazioni e i numeri in genere fornivano un ottimo campo per eventualmente sentirsi dir di no agli esami su basi che lei riteneva il più possibile oggettive e condivisibili. Smyrne era una buona sintesi di queste due posizioni, eclettica come sempre.
Capitò in quegli anni che, per un corso che Atena seguiva, il professore, un rispettabile Narciso Affabulatore, alla penultima lezione disponibile fece elegantemente scivolare un libro nelle mani degli studenti della prima fila, dicendo “Tenete, passatevelo, fatevi le fotocopie, è introvabile ma fondamentale, ve lo chiedo all’esame.” Il fortunato gruppetto mise le mani sul malloppo e gli altri, tra cui Atena, iniziarono ad organizzarsi per chiedere ai detentori di malloppo l’accesso al materiale. Volle il caso che il fortunato gruppetto era formato da carrieriste che miravano a spuntare un ottimo voto dall’esame, come molti… ma la loro brillante trovata fu quella di tenerlo per sè e non passar nulla ai colleghi di corso.
Una volta capito l’andazzo, Atena, dopo aver citato il più largo repertorio mai sentito di sinonimi di peripatetica all’indirizzo delle colleghe monopolizzatrici e essersi sbattuta per librerie e biblioteche per cercar invano di trovare il testo introvabile, seduta al tavolo della biblioteca, tuonò davanti alle costernate Smyrne e Soleil: “Sapete che vi dico? Una cosa è avere il libro, un altra è saperne fare uso! Ride bene chi ride ultimo.” E così fu, in due parole Atena, una volta ricostruite in qualche modo le informazioni del libro inaccessibile, all’esame ebbe un voto nettamente migliore rispetto al gruppetto che s’era tenuto il testo per sé.
La frase di Atena in qualche modo si fece strada nella mente dell’idealista Soleil che arrivò alla conclusione “Che figata un mondo in cui l’informazione e la cultura sono liberamente fruibili, e non è il denaro, o il possesso, o l’accesso limitato al bene che le fa diventare strumento di potere.”
Ai giorni nostri, Soleil è molto felice di constatare che quasi tutti i compagnetti del Grande fanno le ricerche consultando Wikipedia, mentre ai suoi tempi lei era una delle poche in classe a possedere la vastissima enciclopedia rivestita in pelle umana costata parecchie rate e divenuta obsoleta pochi anni dopo. Lei stessa ne fruisce spesso al minimo dubbio, e se non è convinta che una voce sia esaustiva confronta la stessa voce in qualche altra lingua di sua conoscenza, e finisce per trovare le risposte che cerca.
In più, dopo aver ammorbato i suoi cari qualche anno fa con gadget e abbigliamento Wikipedia per sostenere l’associazione, una volta estinto lo shop si è convinta a contribuire di tasca a tale iniziativa, complici gli occhioni da cerbiatto di Jimbo Wales e la sua pila ordinata di ideali.
E quando ieri sulla stampa nazionale è comparso l’annuncio che ci sono abbastanza fondi per continuare tale iniziativa le è scappato un piccolo ma soddisfatto sorriso.