Da un anno a questa parte, a causa del cambio di lavoro e della formazione continua di alto impatto che mi sono imposta a ritmi spartani, l’inglese ha riassunto una parte importante nella mia vita. Ho deciso di puntarci molto per non cadere nelle solite magre figure degli italiani che cercano collaborazioni interessanti altrove. Sul mio livello C1 di venticinque anni fa erano cresciute così tante ragnatele che, nonostante la sera mi imponga la visione di serie televisive in lingua inglese, avevo quasi paura di aprir bocca. Sullo stretto vocabolario tecnico-scientifico continuavo a cavicchiarmela, ma bastava uscir fuori dal campo semantico abituale per iniziare a balbettare e fare inversioni a U in piena frase per non far menzione delle lunghe perifrasi quando non ricordavo una parola.
Il paziente è grave dottore, bisogna andare in rianimazione.
La rianimazione del mio inglese è iniziata ai corsi aziendali. M’hanno messo un livello sotto il mio (che colpo per l’orgoglio) e ho ricominciato a fare le parti di grammatica che già conoscevo. L’inglese aziendale è come il pesce congelato, ti sfama ma non vieni deliziato. L’insegnante era strepitoso, davvero bravo, per cui ho soprasseduto agli sbadigli della grammatica per concentrarmi sul migliorare quando aprivo bocca. Al termine del corso aziendale sono passata all’iscrizione presso una scuola di inglese del capoluogo, la stessa che gestiva i corsi aziendali, per non seguire in remoto e non perdere il mitico insegnante. Sono stati mesi molto belli, il docente era sempre sul pezzo, nel caro prezzo del corso erano incluse ore di conversazione in gruppo nonché il ‘book time’ dove si recitavano parti di libri. Diciamo la verità, mi son divertita tantissimo a interpretare le sfuriate di Heathcliff o le opere di Shakespeare. Poi il mitico docente si è nebulizzato per giusta causa (ha trovato un lavoro migliore) e ho finito le ultime tre lezioni con una docente di cui sentivo gli errori in inglese. Mi son fatta due conti della serva, frequentare un corso frontale decisamente caro per fare solo grammatica e transigere sulla conversazione non fa per me, soprattutto perché mi serve acquisire una certa naturalezza nel parlato.
Ho salutato la scuola del capoluogo e ritirato l’ultimo attestato plastificato che potrei usare come tovaglietta da tè. Mi sono iscritta nel conosciuto social network delle lezioni di lingua e più volte alla settimana provo un brivido di piacere quando si apre una finestrella e vedo una persona dell’altro capo del mondo, uomo o donna poco importa, che mi guida in una conversazione nella lingua di Albione. Così stando in pigiama viaggio per mezz’ora alla volta.
eh… che bello… imparare una lingua a fondo da grandi soddisfazioni
Sì, Renata, poi è molto divertente. Trovi insegnanti di tutte le età e con metodi molto diversi.
emh, e qual’è il “noto social “? così noto non è o sono io molto dissociata, ma un suggerimento mi sarebbe molto utile 🙂
Ciao Dilania, si tratta di italki (non è il solo, ce ne sono altri dello stesso tipo). A me sta piacendo tanto, ho trovato alcuni insegnanti veramente in gamba. Fammi sapere come ti ci trovi!