Lamentarsi come un Pro

Nei gruppi di lavoro ci sono sempre le figure più disparate.

Ammetto di fare sempre di più la GiovannaD’Arco con tanto di spadone tratto alla conquista delle mete più disperate. Sano attivismo contro il Nulla che avanza. Neverending story dagli esiti incerti, soprattutto perché non mi appare mai l’Infanta imperatrice a comunicarmi che con il mio sacrificio il Nulla è stato sconfitto. Sicuramente il mio è sintomo di un certo narcisismo dopo anni di testa china e rispettare i voleri delle pile di capi. Ognuno ha i suoi difetti.

Ma in un gruppo ben bilanciato c’è anche lui, il Lamentone. Credo sia una figura folkloristica figlia dei tempi e dei luoghi, l’Italia del primo ventennio del millennio appare come luogo ideale per l’epifania di una simile figura. Costui dà fuoco alle sue polveri dopo una lunga riunione di lavoro dove ha fatto il possibile per occultarsi lasciando alla GiovannaD’Arco e agli altri sparuti il compito di reggere tutto. Comportamento coerente peraltro, perché anche lavorativamente pratica l’eclisse e interviene solo a correggere virgole. Gli chiedi cosa fa e lui dice “sto lavorando” e non è mai chiaro su cosa.

Appunto, a riunione finita (o meglio a vertice andato via) blocca lì gli altri in una presa mortale lamentandosi su quanto sia ingeneroso il capo, che non è possibile mettere sotto pressione il gruppo per avere risultati, mezz’ora di doléances vuote e risparmiabili perché alla fine non è lui che porta a casa il risultato. Gli altri si ibernano a sentire i suoi spunti a vuoto, la GiovannaD’Arco ha la vena della fronte che si ingrossa a dismisura ma per mantenere gli equilibri faticosamente creati nel gruppo sta zitta. L’unico modo di risvegliare gli altri dal torpore è dopo mezz’ora esatta sussurrare “si è fatta una certa”, i colleghi reagiscono con un blando “ah sì, il pranzo” e si trova il coraggio di passare al congedo nel ristretto consesso.

Però, sotto sotto, un nutrito gruppo di cellule urla.

9 pensieri su “Lamentarsi come un Pro

  1. e dirgli : ma tu, in questo progetto, che cosa hai fatto??? penso che la volta successiva ci ripenserebbe prima di aprir di nuovo la bocca… o pensi sia un caso perso??

    1. ho cercato di dirglielo, ma non è mai colpa sua. Ha lo scudo potentissimo del “non è colpa mia” o del “poverino” con cui para ogni colpo. Spero sempre che non sia un caso perso, la speranza è l’ultima a morire.

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